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lunedì 27 aprile 2009

A.A.A. Cercasi nuovo argomento per prossimo post...

Cari utenti ArcGIS,
devo ammettere che sono molto soddisfatto del riscontro positivo che il blog sta ottenendo di giorno in giorno.

A meno di tre mesi dall'avvio, le visite sono in costante aumento, anche se, salvo qualche rara eccezione, voi lettori siete un po' "avari" di commenti...
Timidezza?
Questa attenzione verso il blog (a proposito: avete notato che ho leggermente modificato il titolo?) avvalora una delle convinzioni che mi hanno spinto ad impegnarmi in prima persona: c'è una forte richiesta di "risorse" italiane, libere e condivise, che aiutino ad utilizzare meglio gli strumenti ArcGIS e, in primis, il mitico ArcView!

Per ringraziarvi di questo inatteso successo e per interpretare al meglio le vostre necessità, ho pensato di far scegliere a voi gli argomenti da sviluppare nei miei prossimi post.
Se volete, potete perciò lasciare un commento a questo articolo, segnalando una vostra necessità, un dubbio o uno "spunto" sul quale lavorare.

Capite bene che il tempo che posso dedicare al blog è limitato: infatti spesso e volentieri lo "coltivo" di notte... Vi assicuro però che terrò in grande considerazione le vostre indicazioni.
Tenete anche presente che, per ovvi motivi, darò precedenza ai commenti dei lettori iscritti al blog (istruzioni dettagliate nel mio precedente post).

Giusto per rompere il ghiaccio, ecco alcuni argomenti "importanti" sui quali pensavo di concentrarmi nei prossimi post:
A - sistemi geodetici di riferimento (WGS84, Roma 40, ED50) e relative trasformazioni;
B - come utilizzare il "modelbuilder" per automatizzare le procedure ricorsive;
C - prova su strada della nuova versione di ArcExplorer (dovrebbe essere rilasciata a breve...);
D - utilizzo avanzato del comando "calculate" (ovvero come sostituire excel per elaborare i dati in tabella);
E - come non far rimpiangere il "multilayout" del caro e vecchio ArcView 3.x;
F - novità della versione 9.3.1 (rilascio previsto entro giugno).

A voi la parola!
Grazie ancora,
PaoloGIS

Come iscriversi al BLOG

Note e revisioni:
- 14/11/2013 - In data odierna ho apportato alcune modifiche a questo post, giusto per attualizzarlo. In realtà, visto che la procedura di iscrizione al blog non dipende da me, le interfacce e i dati richiesti potrebbero risultare diversi da quelli pubblicati qui sotto (in parte lo sono già!).
Nulla di drammatico! La procedura, salvo sconvolgimenti, risulterà sempre molto simile a quella che ho illustrato.
Ultima considerazione: chi non riesce ad iscriversi al blog, difficilmente potrà utilizzare un sistema GIS...



Cari utenti ArcGIS,
pubblico questo post perchè alcuni di voi mi hanno segnalato che iscriversi al blog non è poi così semplice... Che sia forse una scusa?
Per scovare i "furbetti", ho raccolto qui sotto le istruzioni dettagliate per effettuare l'iscrizione al blog: il tutto senza problemi e in soli 5 minuti!

Tengo a precisare che l'iscrizione non produce alcun privilegio rispetto al lettore anonimo, ad eccezione della possibilità di interagire direttamente con il sottoscritto (intendo tramite commenti/richieste).
In effetti, chiedo questo "sforzo" semplicemente per mia soddisfazione personale!
Diciamo anche che ritengo abbastanza logica l'iscrizione qualora utilizziate i miei post per le vostre attività.

Per iniziare la procedura, aprite la pagina principale http://paologis.blogspot.com/ e cliccate sul pulsante "Unisciti a questo sito" che trovate nella parte destra del monitor sopra alle foto/icone dei membri attualmente iscritti.
A questo punto vi dovrebbe apparire la maschera qui sotto (nota: questa risale al 2009, oggi  potrebbe essere leggermente diversa...):



Il condizionale è d'obbligo, perché la maschera potrebbe anche risultare "bloccata" dal vostro amministratore di sistema. In questo caso, dovrete ritentare da un altro PC, oppure chiedere che vi venga sbloccato l'accesso...

SE POSSEDETE UN ACCOUNT fra quelli evidenziati nella maschera (per esempio Google, Yahoo ecc... ), allora sarà sufficiente cliccare sul corrispondente pulsante e immettere la vostra password: ora siete sostenitori del blog!
Ricordatevi, però, di farlo "pubblicamente" (vedi sotto).

SE INVECE NON AVETE UN ACCOUNT fra quelli ammessi, dovrete cliccare sulla scritta azzurra "Crea un nuovo account Google", che trovate nella parte bassa della scheda (in alternativa, se preferite, attivate un account diverso da Google).
Così facendo, vi apparirà la maschera qui sotto (nota: questa risale al 2009, oggi  potrebbe essere leggermente diversa...):



Come potete vedere, questa scheda richiede l'inserimento di alcuni dati, in particolare:
- il vostro indirizzo mail (personale o aziendale, come preferite);
- una password a piacimento;
- una "scritta strana" (captcha) da "decifrare" e digitare (serve per certificare che l'iscrizione non venga effettuata in automatico da qualche "strana" procedura);
- un flag per dichiarare l'accettazione di alcune condizioni che regolano l'accesso ai servizi di Google (Blogspot è infatti uno di questi).

Cliccando sul pulsante "Passaggio successivo", si accede ad una maschera nella quale potete, se volete, inserire una vostra foto o immagine rappresentativa.
Confermando anche questo passaggio, avrete creato il vostro nuovo account.

Ultimo passaggio: visto che NON mi piace rispondere agli "anonimi" (infatti non rispondo...) o comunque a gente che non possiede il buon senso (o l'educazione) di presentarsi almeno con un nome, chiedo a tutti i miei lettori di seguire pubblicamente il blog.
Quindi, al primo inserimento di commenti/richieste, vi chiedo di impostare il flag "Segui pubblicamente", che trovate nella maschera qui sotto:



Infine, cliccate su "Segui questo blog": ora siete, pubblicamente, sostenitori del blog!

Buona iscrizione!
PaoloGIS

mercoledì 22 aprile 2009

Caricare in ArcMap le ortofoto delle aree terremotate (Abruzzo 2009)

Cari utenti ArcGIS,
pubblico questo articolo per evidenziare l'utilità e l'efficacia della tecnologia GIS in situazioni tragiche e di emergenza come il recente terremoto in Abruzzo, anche se, naturalmente, avrei preferito che una simile occasione non si presentasse...

Inizialmente avevo concepito questo post solo per segnalare una lodevole iniziativa del Portale Cartografico Nazionale. Il PCN infatti ha pubblicato, in tempi ristrettissimi, le ortofoto acquisite in Abruzzo nei 3 giorni successivi al sisma (6 aprile).
Proprio questa rapidità nel divulgare "il dato" mi è sembrata una novità degna di rilievo, perlomeno nel contesto italiano. Da questo elemento, a mio avviso veramente significativo, sono nate una serie di considerazioni.

Ma andiamo per gradi!
Potete accedere alle ortofoto direttamente dal sito del PCN oppure, per un'analisi di maggior dettaglio, potete seguire il mio esempio e caricarle in ArcMap assieme ad altri dati.
Nelle due seguenti figure (click per ingrandirle) potete osservare la situazione dell'abitato di ONNA prima e dopo il sisma. Il confronto parla da solo...





Chi ha già messo in pratica le indicazioni contenute nel mio post del 6 febbraio sarà subito operativo: il collegamento al PCN risulterà infatti già impostato e basterà ri-connettersi.

I layer ai quali mi sto riferendo sono quelli con suffisso "ortofoto_sisma".
Si tratta di immagini a colori di ottima qualità che rendono bene l'entità, purtroppo tragica, di quanto accaduto.
Osservando i danni agli edifici, ho notato qualche coincidenza non ottimale tra fotogrammi adiacenti; immagino però che sia dovuta alla fretta con la quale sono state elaborate perchè fossero subito disponibili.

Comparando le due immagini appare inoltre evidente come le ortofoto del 2009 abbiano una risoluzione geometrica migliore (25 cm/pixel) rispetto a quelle del 2007 (50 cm/pixel).
In altri termini, le immagini del 2009 risultano molto più definite, probabilmente sono state acquisite con un volo a bassa quota.

Se qualche lettore volesse utilizzare il mio stesso documento di mappa, può scaricarlo cliccando sul seguente link: Terremoto93.zip
Tramite il comando "Save a Copy" di ArcMap, ho prodotto anche un MXD in versione 9.2. Gli utenti che utilizzano ancora questa versione possono scaricare il file dal seguente link: Terremoto92.zip .

Come potete notare osservando le due figure, mi sono limitato a caricare in ArcMap alcuni layer accessibili dai servizi PCN e ArcGIS online. Tenete quindi presente che i dati sono "in remoto" e la velocità di accesso, ovvero di consultazione, dipenderà molto dalle prestazioni della vostra connessione internet.

Inoltre, per i lettori che non dispongono di ArcView, ArcEditor o ArcInfo, ho predisposto lo stesso progetto affinchè sia utilizzabile anche con ArcReader: per scaricare questo file, cliccate su TerremotoArcReader93.pmf .
Per chi ancora non lo avesse installato, segnalo che ho indicato tutte le istruzioni per trovare, scaricare ed installare ArcReader nel mio articolo del 27 marzo .
Ricordo a tutti che si tratta di un software libero e gratuito.
Pubblico la seguente figura proprio per mostrare come si presenti il progetto se "visto" tramite ArcReader.



Potete anche notare come abbia utilizzato lo strumento "Markup" per perimetrare rapidamente (in 30 secondi circa) alcune aree che appaiono completamente distrutte.
In ambiente ArcMap, la stessa operazione deve essere ovviamente effettuata utilizzando un geodatabase e non dei semplici graficismi: in questo modo i dati trovano una "sede" certamente più adatta per essere elaborati ed analizzati.
Immagino che la protezione civile adotti proprio una logica di questo tipo e che, probabilmente, abbia predisposto negli anni geodatabase o shapefile "standard", cioè strutturati in funzione del particolare ambito di utilizzo: sisma, alluvione, incendio ecc.

Come anticipato all'inizio di questo post, ritengo che la pubblicazione delle prime ortofoto a soli 3 giorni dal sisma, sia una novità importante nel panorama italiano.
Quindi, in qualità di esperto GIS, vorrei innanzi tutto complimentarmi con il PCN e con la Protezione Civile.
Mi sembra questo un ottimo esempio di buon funzionamento del "sistema": la Protezione Civile effettua la ripresa e, nel giro di pochissimo tempo, i dati possono essere distribuiti via web, caricati nei vari software GIS e utilizzati da analisti e decisori per affrontare l'emergenza.
Resta inteso che gli stessi dati saranno una risorsa indispensabile anche per definire e pianificare tutti gli interventi successivi alla vera e propria emergenza, nel medio e lungo periodo.

Il mio entusiasmo deriva dalla convinzione che un buon connubio tra lungimiranza, tecnologia ed organizzazione, possa sempre produrre notevoli risultati.
Premesso che l'iniziativa del PCN è certamente in linea con questa logica, ho l'impressione che ancora molto si debba fare.
In questa seconda parte dell'articolo, vorrei quindi esporvi alcune considerazioni ovviamente legate alla tecnologia GIS: "idee" facilmente attuabili e, a mio avviso, molto efficaci.
Vorrei però precisare che NON sono un esperto di protezione civile, quindi non escludo che su alcune osservazioni potrei essere smentito.

Inizio segnalandovi una delle tante attività che avrebbero reso meno pesante il bilancio delle vittime.
Il tutto è nato assistendo ad un'intervista di un vigile del fuoco il quale, fra le mille difficoltà incontrate, segnalava anche quella di non riuscire a determinare sotto quali macerie potessero trovarsi eventuali vittime, un dato ovviamente fondamentale per stabilire dove concentrare gli sforzi.
In effetti, la zona in cui stava prestando soccorso si presentava quasi completamente distrutta e, di conseguenza, deserta (forse si trattava proprio di Onna): nessun numero civico al quale far riferimento, nessuna persona del luogo per ottenere indicazioni utili.
In questi frangenti è facile immaginare quanto sia importante ottimizzare l'opera dei soccorritori per agire bene e rapidamente.

Mentre l'intervistato descriveva la sua esperienza, mi è venuto spontaneo pensare alla lungimiranza di un'amministrazione comunale che, nel tempo, ha provveduto a georeferenziare la propria anagrafe. Nulla di trascendente: si tratta semplicemente di associare ogni residente a una coppia di coordinate cartografiche, per esempio quelle che identificano la posizione del numero civico esposto fuori dalla propria abitazione (magari perchè in cartografia quel numero è già presente!) oppure, meglio ancora, associando i residenti agli edifici stessi.

Un'operazione che noi del settore sappiamo essere semplice, rapida ed anche molto economica!
Personalmente, applicai questo concetto per la prima volta nel 1999: in qualità di consulente di una ditta di servizi di nettezza urbana, fui incaricato di fornire il supporto GIS necessario per programmare la raccolta dei rifiuti sul comune di Monza, che, per popolazione, è la 3° città della Lombardia e conta da sola circa 120.000 abitanti. Tenete presente che l'intera provincia dell'Aquila ne ha circa 300.000...
Logico immaginare che 10 anni fa non si parlasse ancora di database topografici (DBT); i numeri civici però erano già riportati sulla cartografia comunale, a quel tempo disponibile in formato DWG.
In pochi giorni ottenemmo uno shapefile puntuale in cui ogni elemento risultava associato ad un indirizzo. L'operazione fu condotta secondo la convenzione utilizzata dall'anagrafe comunale, di conseguenza l'unione di questi dati con la tabella fornita dall'ufficio anagrafe fu una semplice formalità: nel giro di 3 giorni riuscimmo a georeferenziare oltre il 90% della popolazione, circa 100.000 persone.

E il restante 10%?
Semplice: si trattava dei residenti corrispondenti a numeri civici non rappresentati in carta in quanto non rilevati durante i controlli a terra, magari perchè i numeri non erano esposti o erano coperti da vegetazione...
Nel caso specifico, "investimmo" ancora 2 giorni per localizzare almeno gli indirizzi corrispondenti al maggior numero di abitanti.
In pratica, in 5 giorni di lavoro localizzammo sul territorio circa il 97% della popolazione, un risultato più che soddisfacente per gli obiettivi di quel lavoro. Valutammo quindi di non proseguire: il rapporto costi-benefici fu considerato infatti troppo elevato.
Per maggior chiarezza, aggiungo che se dovessi quantificare oggi i costi di quell'attività, potrei ipotizzare una cifra di circa 1.500 euro...

Un'operazione, quindi, "semplice ed economica", ma anche estremamente utile!
Infatti l'anagrafe georeferenziata può risultare vantaggiosa anche in molti altri casi...
...ad esempio dopo un terremoto così devastante!
Infatti consente l'avvio di una procedura che, a mio modesto parere, avrebbe potuto ottimizzare l'opera dei soccorritori.
- la protezione civile, che immagino raccolga e aggiorni costantemente gli elenchi delle persone disperse, potrebbe incrociare i propri dati con i geodatabase forniti dai competenti uffici comunali...
- un servizio webgis (magari proprio il PCN) pubblicherebbe in diretta tutti i punti (ovvero gli indirizzi) che corrispondono alle persone ritenute disperse...
- i soccorritori, muniti di palmare dotato di ricevitore GPS e telefonia, potrebbero raggiungere rapidamente i punti evidenziati in mappa e concentrare gli sforzi in aree più limitate.

Tengo a precisare che, anche nel caso dei palmari, non intendo fare necessariamente riferimento a soluzioni sofisticate e professionali: infatti per questi utilizzi sono più che adatti i dispositivi da 200-300€ che trovate nei centri commerciali.
Tanto per intenderci, penso ai PDA Phone di tipo "economico" come quello rappresentato nella foto qui sotto, una tipologia che descrivo meglio nel mio post su ArcPad 8.



Purtroppo la foto non rende bene l'idea... Potete però intuire come l'immagine rappresentata sullo schermo sia proprio l'ortofoto pubblicata dal PCN: questo PDA è infatti dotato di telefonia e può quindi connettersi a internet.

Immagino anche che, con il passare del tempo, i punti diminuiscano o comunque risultino sempre più "affidabili", permettendo così una rapida e continua razionalizzazione dei soccorsi.
Sono consapevole del fatto che non si tratti di un metodo rigoroso, nel senso che non si può essere certi che ad ogni punto corrisponda effettivamente uno o più dispersi; ritengo però che, nel caso specifico, avrebbe prodotto buoni risultati.
Infatti, dato che il sisma è avvenuto in piena notte, è logico attendersi che la maggior parte dei dispersi si trovasse nelle proprie abitazioni.

Da notare poi che questi PDA "economici" non solo consentono di ricevere dati, ma anche, ovviamente, di trasmetterli.
In sostanza, si potrebbe conoscere, in tempo reale, la posizione esatta (intendo con una precisione di circa 5 metri) dei singoli soccorritori, delle squadre, dei mezzi e di tutte le "risorse" in movimento sul territorio...
...il salto di qualità sarebbe enorme: da una localizzazione a livello di singolo comune (es: 1000 soccorritori nel comune di L'Aquila) ad una "puntuale".
Pensate che beneficio per chi coordina tutte le operazioni e, di conseguenza, per chi riceve i soccorsi!

Sappiamo tutti che una logica di questo tipo viene applicata, ormai da molti anni, in campo militare. Anche in ambito civile vi sono diverse applicazioni, ad esempio alcuni veicoli del 118 trasmettono, ad intervalli specifici, la loro posizione sul territorio. Questo dato viene elaborato in tempo reale da una sala di controllo, il cui compito è proprio quello di ottimizzare gli interventi.

I soccorritori potrebbero inoltre utilizzare i palmari per segnalare eventuali necessità o situazioni particolari: e ciò semplicemente inserendo un punto in mappa. Quel "punto" potrebbe finire immediatamente su un geodatabase centralizzato che, in tempo reale, mostrerebbe ai vari analisti, e quindi ai decisori, dove concentrare gli sforzi o dove inviare risorse.

Giusto per non lasciare dubbi ai lettori, ribadisco un concetto fondamentale: dal punto di vista tecnologico, tutto quello che ho finora descritto è semplice da implementare e non richiede grandi investimenti economici.

A questo punto, ritengo anche opportuno pubblicare una delle slides che mostro ai miei studenti nella prima lezione del mio corso.



Tengo a far notare che si tratta di un concetto molto generale e legato ai sistemi informativi in quanto tali, con o senza componenti "geografiche".
Se volessimo ridurre la mia slide ai minimi termini, il "messaggio" potrebbe essere in sintesi: CONOSCERE -> ANALIZZARE -> OPERARE
Ne deriva che conoscere e analizzare "bene e rapidamente" sono condizioni necessarie, anche se non sufficienti, per operare "bene e rapidamente"...

A questo punto, cliccate sulla seguente immagine per ingrandirla e ditemi se non "riconoscete" molti degli strumenti e delle risorse alle quali, indirettamente, ho fatto riferimento in questo articolo....



Nel mio post del 26 marzo, ho cercato di spiegare come l'estrema modularità e la completezza della famiglia ArcGIS debba essere considerata una "ricchezza" e non, come spesso avviene, una complessità "esagerata".
E' evidente come, per una gestione ottimale di certe situazioni, siano necessari sistemi GIS in cui "convivono" contemporaneamente software di fascia server, desktop e mobile.
Laddove il tempo è una variabile estremamente critica, è certamente auspicabile che tali strumenti appartengano tutti alla stessa famiglia: si eviteranno così problemi di interoperabilità e di "dialogo".
Anche la possibilità di disporre di moduli aggiuntivi, in grado cioè di ampliare le funzionalità di ogni strumento di base, assume in questo senso un ruolo importante, permettendo di scalare le soluzioni in funzione delle reali necessità di ogni singola postazione.

E laddove tutto questo non serve?
Basta indirizzarsi verso soluzioni più semplici: non a caso spesso e volentieri risulta più che sufficiente il solo ArcView!

A questo punto direi che ho scritto fin troppo...
Spero di essere riuscito a trasmettere 2 messaggi estremamente importanti:
- la tecnologia GIS, se ben utilizzata, può produrre notevoli benefici anche in situazioni di emergenza;
- si possono ottenere grandi risultati anche a fronte di piccoli investimenti.

A scanso di equivoci, ribadisco ancora una volta il concetto: NON sono un esperto di protezione civile e NON voglio alimentare inutili polemiche. Queste mie osservazioni vogliono solo invitare a riflettere.
Sono certo che, tra i lettori di questo blog, ci siano persone molto competenti su queste tematiche: magari potrebbero confermare le mie considerazioni, oppure smentirle (e ne sarei molto felice!), oppure proporle nelle sedi più appropriate per migliorare la gestione delle emergenze.
Sono altrettanto certo che anche tra i lettori "meno esperti" di protezione civile possano nascere "idee" molto più utili ed intellligenti delle mie.
Anche questo è un modo per aiutare la popolazione dell'Abruzzo e, più in generale, tutti coloro che vivono in aree a rischio.

Concludo con alcune considerazioni piuttosto ovvie:
- è necessario investire ancora molto, almeno in Italia, sulla "cultura GIS", a partire dai nostri amministratori che troppo spesso sostengono i sistemi GIS solo a parole;
- non ha alcun senso disporre di "risorse" così notevoli (hardware, software e dati) se le stesse, per scarse conoscenze o errate valutazioni, non vengono adeguatamente sfruttate;
- i sistemi GIS sono, innanzi tutto, "sistemi": è sufficiente una sola componente sottodimensionata per limitare le prestazioni complessive. Mi riferisco in particolare alle "persone": operatori e utenti finali spesso non sufficientemente preparati.

Nell'era della tecnologia "l'uomo" resta pur sempre l'elemento centrale...

Saluti
PaoloGIS


SUGGERIMENTO IMPORTANTE: chi volesse confrontare (ovviamente in ambiente ArcMap) le ortofoto oggetto di questo articolo con immagini satellitari di altissima qualità, dovrebbe mantenere "monitorato" il servizio di Digital Globe descritto nel mio post del 17 febbraio.
Infatti, se accederete alla home page del sito (http://www.digitalglobe.com/) , troverete in primo piano un interessantissimo documento PDF che confronta un'immagine acquisita il 4 settembre 2006 con una del 8 aprile 2009 (ovvero 2 giorni dopo il sisma).
Il satellite è lo stesso, il QuickBird, e le immagini prodotte da questo "gioiello" hanno una risoluzione geometrica al suolo pari a 61cm.
A mio avviso, questa ripresa sarà pubblicata entro breve e andrà a sostituire l'immagine attualmente disponibile, quella del 4 settembre 2006.
Se così sarà, assisteremo a un altro beneficio della tecnologia!

sabato 18 aprile 2009

ArcPad: scarica la "demo" e provalo subito!

Nonostante le mie buone intenzioni non ho mai ultimato questo articolo, nato per "celebrare" il rilascio della versione 8 di ArcPad.
Nel frattempo - a distanza di circa un anno - ESRI ha rilasciato anche la versione 10 (luglio 2010) .
Volevo però assicurarvi che il senso di questo articolo - nonchè dei numerosi "commenti" associati (molti dei quali ricchi di consigli e informazioni tecniche) - è rimasto tale: la possibilità di provare direttamente questo prodotto non richiede alcun investimento economico (a patto - ovviamente - di possedere già un palmare Windows Mobile) ed è un'esperienza che consiglio vivamente a tutti coloro che si occupano di GIS.

Cari utenti ArcGIS,
premesso che nei giorni scorsi è stata rilasciata la versione 8 di ArcPAD, mi è sembrato opportuno dedicare questo post al "piccolo" di casa ArcGIS.

Per chi ancora non lo conoscesse, ricordo che ArcPAD è il software ESRI utilizzabile su dispositivi palmari (Pocket PC, PDA phone e simili): un prodotto che consente quindi l'utilizzo della tecnologia ArcGIS anche "sul campo" (tipicamente per attività di rilievo o di verifica).
Tenete presente che, per quanto "piccolo", ArcPAD è il riferimento assoluto del settore "mobile GIS": pur non avendo dati oggettivi, non ho timore ad affermare che la sua diffusione in ambito professionale è tale da non lasciare spazio ad altri software.



Vi anticipo anche che ho in mente un articolo piuttosto ricco di informazioni, ma non aspettatevi tutto e subito: sappiate che completerò "l'opera" in più riprese!
Probabilmente lo farò prevedendo non un solo articolo "omnicomprensivo", ma 2 o più articoli più leggeri.

Il mio consiglio è quindi di rimanere "sintonizzati" su questo e i successivi post, giorno dopo giorno lo troverete sempre più ricco e, giusto per tentarvi, vi anticipo alcuni argomenti:
- la versione dimostrativa di ArcPad;
- documenti e modalità di autoformazione;
- il palmare "ottimale" per ospitare ArcPAD;
- prime impressioni su questa nuova versione;
- trasferimento dati tra ArcView e ArcPad;
- l'utilizzo di ricevitori GPS.

Iniziamo quindi con l'informazione forse più importante: potete scaricare una versione dimostrativa di ArcPAd dal seguente link http://www.esri.com/software/arcgis/arcpad/download.html
Anche in questo caso (esattamente come per la versione demo di ArcGis Desktop) vorrei precisare che la versione dimostrativa di ArcPad è perfettamente identica alla versione commerciale: stesse funzionalità e stesse capacità..
...l'unico "difetto", purtroppo, è che l'utilizzo è limitato a sessioni di lavoro di massimo 20 minuti!
In tutta sincerità mi sembra un limite più che sopportabile, direi anzi fin troppo "onesto"!
Quindi, dopo 20 minuti di utilizzo continuato, apparirà un messaggio di "termine sessione".
A questo punto dovrete necessariamente cliccare sul pulsante "OK", ArcPad vi chiederà se intendete salvare il vostro lavoro e poi si auto-terminerà.
Per proseguire nei test, sarà sufficiente avviare un'altra sessione di lavoro.
Sappiate che ogni volta che effettuate un avvio del software, ArcPAD vi richiederà di inserire il codice di utilizzo della licenza (registration number). Per accedere in modalità "evaluation" sarà sufficiente cliccare sul pulsantino rosso posto nella parte inferiore del video.

Tenete presente che l'unico requisito per effettuare il download è la registrazione nel "download database" di ESRI (esattamente come richiesto per scaricare ArcReader - vedi post del 27 marzo).
Se non lo avete ancora fatto, dovete compilare una breve scheda inserendo alcuni vostri dati, se invece vi siete già registrati, è sufficiente inserire l'indirizzo e-mail indicato in sede di registrazione.

Procedete quindi al download dei file di installazione e del documento PDF che illustra come effettuare l'installazione del prodotto.
Prima di procedere al download dovete verificare, ovviamente, che il vostro dispositivo palmare abbia i requisiti necessari per installare ArcPAD: in particolare che sia dotato di sistema operativo Windows Mobile versione 5.0, 6.0 e 6.1. (...e quindi iPhone e Nokia sono esclusi a priori!).
Nota: la versione 10 di ArcPad è "ufficialmente" certificata anche per Windows Mobile 6.5.
Potete trovare i requisiti completi (hardware e software) sul documento PDF che illustra l'installazione del prodotto.

Prima di proseguire, concedetemi una breve ma utile divagazione: leggevo oggi su un forum GIS l'appello di un utente che, in previsione di effettuare alcuni rilievi sul territorio, chiedeva suggerimenti per valutare l'installazione di ArcPad su un palmare di fascia professionale (es: Trimble) piuttosto che sul PDA già in suo possesso (tra l'altro pienamente compatibile con ArcPad). Il suo dubbio, motivato anche da alcune opinioni ottenute da operatori del settore, era che la soluzione "economica" non fosse adatta ai suoi scopi. Non essendo iscritto a quel forum non ho potuto fornire la risposta che, alla luce di questo articolo, mi sembra la più ovvia in assoluto, ovvero: scarica la demo, installala sul tuo palmare ed esci a simulare il tuo rilievo! Quale test può essere più oggettivo?

Giusto per rimanere sull'argomento, vorrei indicarvi quelli che a mio avviso sono i parametri più importanti sui quali impostare la scelta del palmare più adatto ai vostri scopi.
Lo faccio a partire da un esempio concreto, ovvero dal modello che da circa un anno proponiamo ai nostri clienti: si tratta del PDA Phone HP iPAQ 614c che vedete rappresentato nella figura iniziale che trovate ben descritto al seguente link http://h10010.www1.hp.com/wwpc/it/it/sm/WF05a/215348-215348-64929-3352590-3352590-3544358.html
La foto non rende bene, potete però intuire che l'immagine rappresentata sullo schermo si riferisce, purtroppo, alle aree terremotate dell'Abruzzo. Nel caso specifico il PDA, essendo dotato di telefonia (quindi di connessione internet) sta caricando via web le ortofoto pubblicate dal PCN, argomento di cui parlo nel mio articolo del 22 aprile.
Continua...

Qualche mese ci siamo "divertiti" a tradurre il documento in cui ESRI che illustrava le novità di ArcPad 8, una lettura interessante che trovate pubblicata nel blog del mio socio ovvero cliccando sul seguente link http://nicogis.blogspot.com/2008/12/arcpad-8.html

Per ora vi lascio, l'ora è tarda e la sonnolenza si fa sentire....
Se avete fretta di provare questa nuova versione e non volete attendere le mie prossime "puntate", vi suggerisco di consultare la pagina web che ESRI dedica ad ArcPAD, troverete tutte le indicazioni per poter proseguire nelle vostre prove.

Saluti
PaoloGIS

venerdì 10 aprile 2009

Da ArcView "verso" AutoCAD: esportare dati in formato DWG e DXF...

Cari utenti ArcGIS,
da alcuni mesi ArcView può esportare dati in formato DWG o DXF...ma in quanti lo sanno?
Considerata la grande diffusione di AutoCAD in Italia, mi aspettavo che questa importante “notizia” si fosse ormai diffusa tra gli addetti ai lavori. Invece, dopo aver captato alcuni “segnali” dai miei clienti, mi sono dovuto ricredere... e ho deciso di pubblicare questo nuovo post!
Un argomento certamente adatto per arricchire la serie di articoli dedicati alla condivisione dei dati.

Precisiamo innanzitutto che per utilizzare questa funzionalità non basta avere la versione 9.3, si deve necessariamente installare anche il service pack 1 (si scarica dal seguente link http://support.esri.com/index.cfm?fa=downloads.patchesServicePacks.viewPatch&PID=15&MetaID=1457 )
La possibilità di esportare dati verso Autocad si deve infatti a questo aggiornamento, rilasciato il 24 novembre 2008.

Gli utenti delle versioni precedenti stiano però tranquilli: se già non avete trovato una soluzione di export in formato DXF, vi indicherò come farlo a fine articolo!
Intanto vediamo di capirci meglio: la funzione "Export to CAD" esiste da sempre ma, fino a novembre 2008, era riservata ai pochi e fortunati possessori di ArcInfo, una piccola "élite" se confrontata alla massa di utenti ArcView!
La decisione di ESRI deriva probabilmente da una richiesta pressante della "comunità" di utenti e certamente non ha richiesto grossi investimenti: infatti è stato sufficiente abilitare la funzione "Export to CAD" anche sulle licenze ArcView e ArcEditor.
Ciò conferma quanto ho cercato di spiegarvi nel mio post del 26 marzo: ArcView è una versione "depotenziata" di ArcInfo, ArcEditor rappresenta invece un livello intermedio tra i due.

A noi "specialisti" questa importante novità non era però sfuggita in quanto descritta, seppur senza particolare enfasi, nella documentazione che accompagna ogni service Pack (nel caso specifico a pagina 4 del documento PDF http://gisupdates.esri.com/93sp1/ArcGIS/Whats_New_In_ArcGIS_93_SP1.pdf )
...ma quanti utenti leggono questi documenti?

Comunque sia, l'esportazione in formato DWG o DXF è sempre stata una funzionalità di cui si sentiva grande necessità in ambiente ArcView, proprio per garantire maggiore interoperabilità con AutoCAD.
Ma allora dove si trova la procedura di export?
Dovete avviare ArcToolbox e accedere alla "Toolbox" (termine liberamente tradotto dal sottoscritto in "cassetta attrezzi") denominata "Conversion Tool", poi al "Toolset" ("gruppo di attrezzi") denominato "To CAD", quindi doppio click sullo strumento "Export to CAD".
L'utilizzo di questo strumento è piuttosto semplice, vediamo di descriverlo effettuando un'esportazione dati di media complessità.
A tale scopo fate riferimento alla seguente figura (doppio click per ingrandirla) in cui è rappresentato un documento ArcMAP che carica vari layer di cui alcuni rappresentativi di una rete fognaria (nel caso specifico in formato geodatabase):
- camerette d'ispezione + relativi codici;
- condotti + relative dimensioni.



L'interfaccia dello strumento "Export to CAD" è molto lineare e non richiede particolari commenti.
Potete velocizzare il "caricamento" dei layer di interesse semplicemente trascinandoli dalla TOC (elenco layer) fino all'interno dell'interfaccia "Export to CAD".
Per quanto concerne le impostazioni opzionali, mi limito alle seguenti rapidissime indicazioni:
- "Ignore Paths in Tables" - consente di gestire meglio l'esportazione dei dati prevedendo a monte l'utilizzo del tool "Add CAD Fields";
- "Append to Existing Files" - consente di esportare gli elementi "accodandoli" ad un disegno CAD già esistente;
- "Seed File" - consente di indicare un disegno CAD che sarà utilizzato come riferimento per creare il nuovo file di output (struttura e proprietà).
Sono certo che qualche rapida prova con queste opzioni vi permetterà di comprenderne appieno il funzionamento.
Il risultato dell'esportazione, visualizzato attraverso AutoCAD LT, è rappresentato nella seguente figura.



Potete notare che la procedura ha esportato solo gli elementi della rete che appaiono selezionati in ArcMap, ovvero solo le camerette e i condotti evidenziati in giallo.
Ne deriva che lo strumento "Export to CAD" rileva eventuali selezione sui layers di input e, laddove presenti, provvede ad esportare solo gli elementi selezionati.
In assenza di selezioni tutti gli elementi verranno esportati.
Inoltre nel disegno DWG sono rappresentati sia i codici identificativi delle camerette, sia le dimensioni caratteristiche dei condotti.
In realtà, come potete notare nella prima figura, per ottenere questo risultato ho dovuto PRIMA convertire le "labels" di ArcView in "annotations" (attenzione: la procedura di export funziona solamente se si sceglie la modalità di archiviazione "In a database").
In altri termini l'export delle "etichette" richiede necessariamente la conversione in annotation e l'archiviazione delle stesse in un geodatabase.
Per maggiori dettagli sulla conversione fate pure riferimento alla seguente figura.



Il disegno DWG viene creato con 4 layer (oltre al layer "0"): camerette, condotti, codici, dimensioni.
A scanso di equivoci voglio precisare che l'esportazione delle "geometrie" (punti e linee) funziona senza problemi anche con dati in formato shapefile.
Come potrete verificare di persona, l'esportazione permette di selezionare i formati DWG e DXF in varie versioni.
Inoltre consente anche l'esportazione in formato DGN e sono certo che molti di voi si chiederanno di che formato si tratti? ...è il formato di Microstation! Un software CAD molto diffuso nel mondo ma poco conosciuto in Italia.... in pratica è il diretto concorrente di AutoCAD!
Chi volesse approfondire l'argomento può sempre visitare la pagina "Export to CAD (Conversion)" nella guida su web (nota: questo "help" viene costantemente aggiornato da ESRI e quindi è sempre da preferire rispetto alla guida "desktop").
La pagina è accessibile cliccando sul seguente link http://webhelp.esri.com/arcgisdesktop/9.3/index.cfm?TopicName=Export_to_CAD_%28Conversion%29 ...
...poco importa se, alla pagina introduttiva di questo capitolo (An overview of the To CAD toolset), compare erroneamente la dicitura "ArcInfo only ": non è così... fidatevi!
E gli utenti che non hanno ancora deciso di aggiornare il proprio ArcView 9.2, 9.1 o peggio ancora?
Il consiglio migliore è di accedere alla risorsa web "ESRI Support Center" e più precisamente alla pagina "Search ArcScripts" ( http://arcscripts.esri.com/ ), effettuando poi una ricerca testuale inserendo come termini "DXF", "CAD", DWG"...
...personalmente ho provato con "DXF" ottenendo il risultato rappresentato nella seguente figura.



Selezionate quindi gli "scripts" e/o le "extensions" che vi sembrano più adatte ai vostri scopi e poi procedete al download e all'installazione di questi strumenti "free" (a tale scopo è sufficiente seguire le indicazioni che, solitamente, accompagnano ogni modulo)...
...certamente si tratta di una procedura più lunga e dall'esito a volte incerto, vi posso però assicurare che in passato ho utilizzato alcuni di questi strumenti e hanno funzionato benissimo!
Un'ultima considerazione merita l'estensione "Data Interoperability" che, ovviamente, è lo strumento "principe" per effettuare le operazioni di import/export.
Un modulo aggiuntivo (ovviamente a pagamento!) che consente ad ArcView, ArcEditor e ArcInfo, la gestione (diretta o tramite conversione) di una miriade di formati utilizzati in ambito GIS.
Ricordo a tutti che potete provare gratuitamente questa ed altre estensioni semplicemente seguendo le istruzioni pubblicate in fondo al mio post del 27 marzo.
Come al solito spero di esservi stato utile...
Buona Pasqua!
PaoloGIS

AREA FORUM (vedi anche post del 10/1/2014)

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